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Monte Pasubio: Teatro della Prima Guerra Mondiale

Monte Pasubio: Teatro della Prima Guerra Mondiale

L'itinerario inizia al ponte Verde a quota 900 m.
Si prende la strada per il Passo Xomo, dopo 700 m, a quota 964, la strada si fa pianeggiante e sulla sinistra si diparte la carrareccia che percorreremo successivamente per arrivare, attraverso la Val Fontana d'Oro, al Rifugio Papa.
Lungo il percorso sono evidenti le opere di presa dell'acquedotto di Malga Busi che durante la prima guerra mondiale portava l'acqua fin sulla cima del Pasubio. E' interessante visitare la zona per notare con quanta cura l'acqua venisse incanalata dalle varie sorgenti della zona. Si notano varie opere in cemento armato: canali, ponticelli, serbatoi, vasche, opere per fondazione.
Tornati al Prà dei Penzi si prende sulla destra la carrareccia che conduce dopo circa 10 min. di cammino all'imbocco del sentiero della Val Fontana d'Oro (segnavia n°322).
Questo itinerario, percorso anche prima della guerra, fu riadattato e trasformato in mulattiera dagli alpini del Battaglione Aosta (una lapide lo ricorda). Il sentiero risale, dapprima nel bosco, la stretta valle tenendosi alla destra del bel Campanile di Val Fontana d'Oro. Continuando l'ascesa si attraversa una forcella e si entra nel Boale Rosso quindi nell'impluvio del vaio del Ponte fino a raggiungere la strada delle gallerie nei pressi del passo di Val Fontana d'Oro (ore 2,5 dal Prà dei Penzi). Nei pressi esisteva una cabina elettrica di trasformazione, ora ne è visibile soltanto il basamento.

P.sso di Val Fontana d'Oro 1875 m. - Rif. Papa 1928 m.

Dal P.sso di Val Fontana d'Oro il percorso si sviluppa lungo la strada delle gallerie e raggiunge la quota massima di 2040 m. transitando sulle pendici del Soglio Rosso, dove si trovavano molte postazioni d'artiglieria.
E' un tratto molto panoramico che si affaccia, strapiombante, su alcuni vai della zona. Più sotto, parallelamente, corre la mulattiera bassa, costruita precedentemente, oggi poco frequentata, è tuttavia molto interessante perchè tocca numerose opere belliche.
Nella zona dove attualmente sorge il Rif. Papa si trovava, durante la guerra, una cittadella di baracche nota come "el Milanin". Interessante notare la complessità della cittadella, che tra i vari servizi offriva anche una infermeria.

Rif. Papa 1928 m. - Soglio dell'Incudine 2114 m.

Si parte dalle Porte del Pasubio, nel versante opposto a quello dove si trova il rif. Papa salendo lungo una mulattiera di guerra verso il bivacco Marzotto-Sacchi. Continuando si giunge nei pressi del Cogolo Alto (2200 m.), dove si trovano i ruderi della casa del custode della zona sacra e si comincia a scendere verso il Soglio dell'Incudine. Qui correva la prima linea italiana durante la Stafexpedition.
Dal torrente Leno essa risaliva fino a Chiesa (oggi Parrocchia), quindi per Monte dietro il Gasta e il Passo di Lomo (alta Val Prigioni) giungeva al Soglio dell'Incudine, Costone di Cogolo Alto, Palon, Corno di Pasubio, Val Sorapache fra il passo dell'Ometto e gli Scarubbi, Bocchetta Campiglia.
Tutta la zona è ricca di testimonianze del periodo bellico, oltre a molte opere di fortificazione, fra cui si distingue l'imbocco della galleria a doppia entrata intitolata al generale Zamboni, vi si trovano anche un lavatoio, i resti della stazione d'arrivo di una teleferica e un serbatoio in caverna dell'acquedotto del Pasubio.

Soglio dell'Incudine 2114 m. - Palon 2232 m. - Denti - Rif. Lancia 1825 m.

Dal Soglio dell'Incudine si ritorna al Cògolo Alto, quindi per il sentiero 105 si segue pressochè tutta la linea di cresta fra cima Palon 2232 m. e il Dente Austriaco 2203 m. Sotto cima Palon, massima elevazione del massiccio, parte la galleria Papa che portava al Dente Italiano (fra i vari apprestamenti si trova anche qui una vasca d'acqua).
La zona dei due Denti fu teatro della guerra di mine, una lotta che vide i combattenti impegnati nello scavo frenetico di gallerie sotto le posizioni avversarie per farle saltare. Dal 29 settembre 1917, data della prima mina italiana, al 13 marzo 1918, ultima mina austriaca, furono cinque le mine fatte brillare dagli italiani e quattro dagli austraci. L'ultima, del 13 marzo 1918, alterò completamente il profilo del Dente Italiano, riducendo a un cumulo di macigni la parte prospicente la selletta fra i Denti. Dopo di essa i due contendenti sospesero questo tipo di azioni, constatandone l'inutilità. Le gallerie del Dente Italiano non sono, in genere, in buono stato, anche in conseguenza degli effetti dell'ultima mina austriaca. Tuttavia si può visitare la galleria di manovra, all'imbocco della quale si trova una ricostruzione della Madonnina che i fanti della Brigata Piceno avevano collocato nel 1918. Molto interessante è invece la visita del sistema sotterraneo del Dente Austriaco, ottimamente conservato.
Riprendendo il cammino si tagliano le pendici del Piccolo Roite (durante la guerra chiamato Trapezio dagli italiani) e del Roite, giungendo alla Bocchetta delle Corde, da cui si cala al Rif. Lancia all'alpe Pozze.

Rif. Lancia 1825 m. - M.te Testo 1998 m.- M.te Corno Battisti 1760 m.

Si sale lungo il sentiero 102 fino al bivio a quota 1925, tenendo la destra si rimontano le pendici di M.te Testo fra moltissimi resti di opere belliche fino a raggiungere la cima. Dalla vetta, lungo il versante opposto, si cala alla Bocchetta dei Foxi 1720 m., da dove si prende il sentiero 122 che conduce alla sommità del Corno Battisti. Per visitare il sistema sotterraneo del monte si ritorna alla selletta Battisti 1718 m. e quindi si scende per il sentiero Galli (segnavia 122). E' opportuno arrivare fino alla quota 1620 m. della Bocca del Leone e quindi risalire, esplorando le gallerie meglio conservate, fra cui quelle che portano alla cisterna e al posto di medicazione.

M.te Corno Battisti 1760 m. - Sella del Cosmagnon 1934 m. - P.sso di Lomo 1706 m. - Piano 886 m.

Dal M.te Corno si ritorna alla bocchetta delle Corde 1894 m. Da qui si sale fino ai 2040 metri del pulpito dedicato in guerra dagli austriaci al col. Fischer Von See e si prende il sentiero 105 fino al bivio con il sentiero 134 che si imbocca. A quota 1972 m. c'è un'ulteriore deviazione che consente di calare rapidamente verso l'alpe di Cosmagnon, passando vicino a Malga Cosmagnon di sotto 1821 m. e poi a Malga Cosmagnon di sopra 1893 m. Ritornati sul sentiero 134 si raggiunge la sella del Cosmagnon (chiamata dagli austriaci Imbuto) e quindi si prende il sentiero 135 che cala, lungo la Val di Piazza, a Raossi. Lo si percorre fino a quota 1800 m. dove si incontra il bivio per il Passo di Lomo. Da questo punto l'itinerario non è numerato, comunque il tracciato è evidente ed è segnalato con ometti e qualche bollino in vernice rossa. Arrivati al Passo di Lomo una scritta su un sasso vicino ad una galleria indica l'imbocco della mulattiera che incide il versante destro della valle; la si risale con qualche tornante fino ad uno stretto passaggio tra due rocce. Dopo un tratto pianeggiante, circondato da mughi, si scende attraverso un boale dove sono evidenti le serpentine della vecchia mulattiera di guerra. In questo tratto il percorso è piuttosto ripido e malagevole, è consigliabile tenersi sulla vecchia mulattiera e non seguire i bollini rossi che conducono su un tracciato molto ripido sulla destra del boale. A quota 1600 m. circa il sentiero si innesta sulla traccia molto panoramica che proviene pianamente da Monte Dietro il Gasta (chiamato Stadel in qualche carta, in particolare anche nella Carta dei Sentieri Pasubio Carega), verso cui si punta (indicazioni per Piano). Giunti sulle sue pendici non salire verso la cima, ma al bivio di quota 1400 circa scendere lungo la vecchia mulattiera di guerra fino ad immettersi nella strada forestale che, dopo vari tornanti, conduce in località Perucca, quindi piegare direttamente verso Piano. Tutta la discesa da Monte dietro il Gasta si svolge fra vegetazione bassa e con ottima visibilità sulla valle, per cui è facile orientarsi. La zona di Monte Dietro il Gasta è ancora ricchissima di opere belliche in buono stato di conservazione tra cui mulattiere, trincee, postazioni di artiglieria in caverna e anche un block haus, sono ciò che resta della prima linea italiana durante la Stafexpedition.

O ferito laggiù nel valloncello,
Tanto invocasti
Se tre compagni interi
Cadder per te che quasi più non eri,
Tra melma e sangue
Tronco senza gambe
E il tuo lamento ancora,
Pietà di noi rimasti
A rantolarci e non ha fine l'ora,
Affretta l'agonia,
Tu puoi finire,
E conforto ti sia
Nella demenza che non sa impazzire,
Mentre sosta il momento,
Il sonno sul cervello,
Làsciaci in silenzio
Grazie, fratello.

(C. Rebora, VIATICO, 1916)

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