Recoaro Terme deve la propria fama principalmente alla presenza delle sue acque ferruginose che, scoperte e divulgate ancora nel XVII secolo, fecero della cittadina, soprattutto nel corso del secondo Ottocento, una stazione curativa e idrotermale tra le più rinomate d'Italia, frequentata durante l'estate dai più bei nomi dell'aristocrazia dell'epoca, da esponenti e personaggi illustri della cultura, della politica, dell'arte, tra i quali Giuseppe Verdi, Nietzsche, Giacomo Zanella, Radetzscky, Lamarmora, Mayerbeer, Ponchielli, molti membri della casa imperiale degli Asburgo e la Regina d'Italia Margherita di Savoia.
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FLORA delle Piccole Dolomiti
La Primula Recubariensis
Cresce solo a Recoaro la "Primula Recubariens" una nuova specie scoperta solo nel '97 da Silvio Scortegagna, docente di scienze al liceo scientifico della vicina città di Schio e Filippo Prosser, conservatore del Museo Civico di Rovereto. Dopo attente analisi e confronti, anche con due tra i maggiori esperti in Europa, si è stabilito con certezza che la primula di Recoaro, dai fiori viola, cresce esclusivamente in questa ristretta area di sette chilometri a sud del passo di Campogrosso.
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Il croco
Già conosciuto ai tempi dei Greci, è un fiore diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, dall'Asia Minore all'Africa Settentrionale. Il suo nome deriva dal greco kroke, che vuol dire filamento, proprio a rappresentare i lunghi stimmi che caratterizzano il suo fiore.
Omero descrive il talamo nuziale di Giove e Giunone ricoperto di tantissimi fiori tra cui il croco. Per questo motivo, uno dei significati attribuiti al fiore è quello della passione e dell'amore sensuale.
Al tempo dei Romani, il croco veniva posto sulle tombe, in quanto considerato simbolo di speranza per la vita ultraterrena.
Probabilmente, gli antichi conoscevano soltanto il croco da cui si ricava lo zafferano, con il quale preparavano anche filtri d'amore. Soltanto nell'età Vittoriana, al significato, in origine assegnato al fiore e cioè quello di amore appassionato, si iniziò ad affiancare quello di giovinezza spensierata.
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La stella alpina
La Stella alpina è senza dubbio la più nota pianta alpina. Considerata il simbolo delle Alpi è spesso ricercata dai turisti anche a rischio della loro incolumità e della scomparsa della specie.
E’ una pianta erbacea eretta, alta 5-20 cm, con una rosetta di foglie basali da cui si dipartono uno o più fusti fittamente pelosi e perciò quasi bianchi. Anche le strette foglie sono bianco-lanuginose, specialmente sulla pagina inferiore, molto meno sulla superiore.
La stella è un’infiorescenza complessa in cui numerosi fiori tubulosi, molto piccoli e verdognoli, sono riuniti in capolini, circondati di squamette brune, che hanno un diametro di circa 5 mm; questi capolini (da 2 a 10) a loro volta sono circondati da foglie fiorali molto pelose e bianche, che sporgono costituendo i raggi della stella.
La Stella alpina cresce sulle Alpi e sull’Appennino ligure nei prati, nei pascoli sassosi e sui dirupi, sempre di natura calcarea, nella zona alpina, fin oltre 3000 m.
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La Pianella della Madonna
Il Cypripedium calceolus è senz'altro l'orchidea più affascinante fra tutte quelle che compongono la flora della nostra penisola, purtroppo però è anche la più rara; forse è proprio la sua rarità che le un maggior valore e un raro fascino.
La raccolta incontrollata del gioiello fiorito d'Italia ha causato purtroppo la sua estinzione in molte zone delle Alpi.
Il nome scientifico Cypripedium, tradotto in italiano con Scarpetta di Venere, è composto dalla parola greca Cypros (soprannome di Venere, ma anche usato per indicare una bella signora) e quella latina pedium che significa "dei piedi", "relativo ai piedi"; la traduzione letterale sarebbe quindi "dei piedi di Venere" (o come all'inglese Lady's lipper "pantofola di bella signora"). Il nome specifico "calceolus" è un diminutivo di calceus e quindi scarpetta.
Il colore aureo e la sua lucidità donano al Cypripedium calceolus il titolo di più bella e maestosa orchidea della flora italiana (forse anche europea).
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La Genziana
La Genziana (Gentiana) è un genere di piante della famiglia delle Gentianaceae, che comprende circa 400 specie.
Questo genere si trova un po' ovunque nell'habitat alpino delle regioni temperate dell'Asia, dell'Europa e del continente americano. Alcune specie si trovano anche nell'Africa nord-occidentale, nell'Australia orientale ed in Nuova Zelanda. Si tratta di piante annuali, biennali e perenni. Alcune sono sempreverdi, altre no. Sul versante italiano delle Alpi sono presenti diverse specie, che fioriscono durante l'estate. Sono quasi tutte "specie protette". Alcune specie si trovano anche sugli Appennini.
La disposizione delle foglie è opposta.Sono anche presenti foglie che formano una rosetta basale.
I fiori sono a forma di imbuto; il colore è più comunemente azzurro o blu scuro, ma può variare dal bianco, avorio e giallo al rosso. Le specie col fiore di colore blu predominano nell'emisfero settentrionale, quelle col fiore rosso sulle Ande; le specie a fiore bianco sono più rare, ma più frequenti in Nuova Zelanda.
Questi fiori sono più frequentemente pentameri, cioè hanno una corolla formata da 5 petali, e generalmente 5 sepali o 4-7 in alcune specie. Lo stilo è abbastanza corto o assente. L'ovario è quasi sempre sessile e presenta nettarii.
Le genziane crescono su terreni acidi o neutri, ricchi di humus e ben drenati; si possono trovare in luoghi pienamente o parzialmente soleggiati.
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Il raponzolo di roccia
Il raponzolo di roccia è uno dei più belli e vistosi ornamenti delle rupi verticali. Le decorative ed inconfondibili infiorescenze sono formate da fiori di colore violetto bruscamenti ristretti verso l'alto. Abita esclusivamente le fessure umide delle pareti rocciose calcaree sulle quali fiorisce tra luglio ed agosto.
Della famiglia delle Valerianaceae, è una pianta perenne alta 8 - 20 cm con fusto striato, debole spesso pendente; foglie glauche, lucide di sopra, le basali con lamina ovale, dentata, le cauline spatolate e dentate; capolino di 4 - 6 cm con 15 - 30 fiori; corolla curva lunga 1,5 - 2 cm viola pallida, più scura verso l'apice e terminante in uno stilo violetto con 2 - 3 stimmi. Luglio - agosto, 500 - 2000 m; in fessure ombrose di rupi.
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Il camoscio
Il camoscio è molto diffuso in Italia.
Sicuramente avvistarlo è relativamente facile dai sentieri nei fondovalle con un buon binocolo, normalmente si trova o in branchi di femmine e piccoli o maschi solitari. Le zone che preferisce sono i pascoli sopra il limite arboreo. Più difficile è un avvistamento ravvicinato a causa della sua innata diffidenza.
Il camoscio è un mammifero dell'ordine dei Artiodattili, della famiglia dei bovidi. Il nome scientifico del camoscio è Rupicapra rupicapra.
Un adulto medio pesa dai 20 ai 45 Kg. Il camoscio adulto è alto dai 70 ai 85 cm e lungo dai 110 ai 140 cm.
Il colore del camoscio varia a seconda delle stagioni. Il camoscio nel periodo estivo è bruno (rosso - marrone) con una fascia nera sul dorso, mentre diventa Bruno scuro (marrone molto scuro) con dorso, ventre e guance bianche.
Il camoscio vive in media dai 10 ai 15 anni e si nutre di erbe comuni ed erbe medicinali, germogli, aghi di pino, mughi, felci e muschi. La sua agilità è proverbiale: il camoscio ama correre e giocare con i suoi simili, superando velocemente grandi dislivelli su pietraie e pareti rocciose apparentemente inaccessibili. Le corna, a uncino, sono presenti nei due sessi, ma nel maschio sono più massicce. I piccoli, raramente gemelli, nascono verso la fine di maggio dopo sei mesi di gestazione. Il camoscio vive in montagna nelle vette e boschi più alte. Il camoscio riesce a vivere fino ad altezze di 3000 metri.
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La marmotta
La Marmotta è un roditore di facile osservazione nei pascoli al di sopra della vegetazione arborea. Il suo habitat tipico è rappresentato dalle praterie alpine e dagli ambienti di transizione ad esse attigui, formazioni basso-arbustive e zone rocciose.
Di abitudini diurne, dedica la giornata alla ricerca di cibo (varie specie erbacee e avolte qualche insetto o vermi), a farsi pulizia, a prendere il sole e a giocare con i conspecifici. Trascore la notte e le ore più calde del giorno all’interno della tana scavata nel suolo.
Le tane possono essere molto complesse e vengono distinte in estive e invernali. Le prime presentano numerose entrate, generalmente poste su un prato al riparo di una roccia o di un cespuglio, da queste diparte un intricato sistema di cunicoli alla profondità di 30 – 90 centimetri, alcuni con funzione di latrine, altri a fondo cieco, altri lunghi parecchi metri e conducenti al nido, un vano tappezzato di erba secca dove gli animali si riposano e hanno luogo i parti e l’allattamento dei piccoli.
Le tane invernali hanno una sola entrata, con un corridoio di 6 – 10 metri prevalentemente rettilineo al cui termine dopo un tratto in salita, si trova la camera in cui gli animali, in gruppi anche numerosi, vanno in letargo.
Il letargo (da ottobre ad aprile) è regolato da fattori esterni (temperatura, luminosità) ed interni (ormoni), i cui meccanismi d’azione sono ancora in parte sconosciuti.
Durante il sonno la Marmotta rallenta tutte le funzioni vitali: la temperatura corporea scende a 5 gradi, il battito cardiaco rallenta a 5 al minuto e le inspirazioni scendono a una ogni 5 minuti. Questo rallentamento del metabolismo consente un enorme risparmio energetico, anche se la mortalità, specialmente nei piccoli, rimane molto alta.
Il risveglio coincide con il periodo degli accoppiamenti. Al termine della gestazione di 30 – 35 giorni, la femmina dà alla luce 2 – 7 piccoli, che usciranno dalla tana dopo 40 giorni.
Tra i fattori di mortalità della specie va ricordata la predazione, dovuta principalmente all’Aquila reale e ove presenti ai cani vaganti. Di fronte al pericolo, una o più marmotte emettono un grido acuto detto fischio, provocando la fuga di tutti gli individui nelle tane.
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La vipera
La vipera comune (Vipera aspis), diffusa quasi esclusivamente in collina e in montagna. Caratteri distintivi della vipera comune: lunghezza degli adulti solitamente inferiore agli 80 cm e comunque sempre ampiamente al di sotto del metro;i giovani, che misurano alla nascita intorno ai 20 cm, hanno una colorazione simile a quella degli adulti.
Altri tratti caratteristici della vipera comune sono il capo triangolare, ben distinto dal collo, muso squadrato con apice rivolto in alto, pupille verticali, squame del capo piccole; corpo massiccio, coda corta. Postura e movenze possono aiutare il riconoscimento a distanza: le vipere tengono spesso il corpo ripiegato a S e fuggono con andatura lenta, senza farsi troppo notare.
Le vipere vivono di preferenza nelle zone ben assolate e ricche di vegetazione (boscaglie, arbusteti, zone rocciose, pietraie). In estate, nelle ore più calde, stanno al riparo tra la vegetazione, mentre sono più attive al mattino e di sera. Con temperature più fresche (primavera, autunno) si espongono più a lungo al sole. In questi periodi è più elevato il rischio di un incontro ravvicinato, in quanto le vipere sono più lente e non sempre si allontanano spontaneamente.
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Il rondone alpino
Con il corpo dalla forma aerodinamica, il Rondone alpino e' un volatore eccezionale. La sua vita si svolge tutta in aria, caccia, gioca, si pulisce, si lava, e dorme...
Il Rondone alpino si distingue dalle altre varieta' di rondoni per essere la sola con il ventre di colore bianco; e' lungo circa 22 cm e pesa 80/120 grammi; vive mediamente 7 anni, ma in casi eccezionali fino a venti anni.
Uccello migratore, (l'inverno lo passa in Africa), ritorna ogni anno a maggio nei siti di nidificazione, le coppie rimangono assieme per molti anni; la femmina depone 2/3 uova e all'incubazione provvedono entrambi i genitori.
Dopo 40 giorni, i piccoli spiccano il volo, e in pochissimo tempo diventano abili in aria come gli adulti.
Si ciba di insetti volanti e ragni, quando devono sfamare i piccoli, in un giorno possono catturare anche 50 gr di insetti.
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La poiana
La poiana comune (Buteo Buteo, Linnaeus 1758) è un uccello da preda tipico dell'Europa. Ha una lunghezza tipica tra i 51 e i 57 cm$con una apertura alare dai 110 ai 130 cm, rendendolo un predatore di medie dimensioni. Il suo habitat copre la maggior parte dell'Europa e si estende in Asia. Vive in tutte le zone tranne che nelle zone più fredde.
Vive nei boschi, ma di solito caccia in territori aperti. Mangia soprattutto piccoli mammiferi e, talvolta, carogne di animali (saprofagia).
Le poiane sono gli uccelli più cacciati in tutta l'Inghilterra. Stanno aumentando di numero in Gran Bretagna e si stanno estendendo ad est dalle loro precedenti roccaforti occidentali.
Generalmente non si spostano in stormi ma possono essere visti insieme durante una migrazione o in un buon habitat. Lo scrittore vittoriano William Crossing disse di aver visto gruppi di 15 o più in alcuni posti.
Le Piccole Dolomiti, conosciute anche come Piccole Dolomiti Vicentine, sono una catena montuosa appartenente al gruppo delle Prealpi Vicentine, che si staglia tra l'altopiano dei Monti Lessini e l'altopiano di Asiago, delimitate a est dal Pasubio, mediante il Pian delle Fugazze. Sono situate al confine fra le province di Vicenza, Trento e Verona.
Montagne imponenti ma non vertiginose, con zone verdeggianti e pianeggianti, offrono paesaggi stupendi, ma soprattutto la possibilità di praticare tutte quelle attività sportive tipiche dell'ambiente Dolomitico!
Dagli sport di montagna, quali l'escursionismo di qualsiasi livello, il trekking, l'arrampicata, il free climbing
agli sport di tutti i giorni come il calcio,il calcetto,il pattinaggio su pista,il pattinaggio su ghiaccio,la pallavolo,il beach volley, il tennis
... senza dimenticare il volo a vela, il parapendio,i parchi giochi per i più piccoli, le bocce, la mountain bike, il ciclismo e le ciaspolade e lo sci in inverno!
Le Piccole Dolomiti percorrono una trentina di chilometri, svettando verso l'alto con Cima Carega a 2259 metri, maestose con la loro conformazione tipica dolomitica, caratterizzata da guglie, ripide gole e pareti scoscese.
Il loro nome deriva chiaramente dalle loro sorelle maggiori, le Dolomiti, a causa della dolomia che le costituisce e a cui si aggiunge l'aggettivo "piccole" per la loro altitudine inferiore. Il termine è stato coniato da Francesco Meneghello nel 1925 trattando le montagne della zona in un articolo comparso nella rivista edita dal CAI.
Molto belle paesaggisticamente, offrono scorci molto suggestivi e hanno la particolarità di poter essere facilmente raggiungibili anche dall'escursionista non molto allenato, permettendo un approccio sportivo dedicato a tutti, dall'appassionato ed esperto arrampicatore in cerca di emozioni, alla famiglia in vacanza e in cerca di relax.
Essendo i primi rilievi che si incontrano salendo dalla pianura veneta, nelle giornate più serene permettono meravigliosi panorami sui paesi sottostanti, sul mare Adriatico e sugli Appennini.
Le Piccole Dolomiti sono montagne molto interessanti dal punto di vista alpinistico, offrendo pareti rocciose interessanti per gli scalatori come quelle sul Baffelan. Sono presenti vie in roccia di ogni difficoltà e grado; il sesto grado venne superato per la prima volta dall'alpinista recoarese Gino Soldà. Di particolare interesse alpinistico sono i vaj, stretti ed impervi solchi scavati dall'erosione dell'acqua e particolarmente suggestivi, trattandosi a volte di profonde incisioni con pareti rocciose verticali.
Le Piccole Dolomiti possono essere suddivise in tre sottogruppi dalle caratteristiche morfologiche ben definite e diverse fra loro:
- la Catena delle Tre Croci tra Recoaro e l'alta Valle del Chiampo: fra la Sella del Campetto e il Passo delle Tre Croci (o della Lora)
- il Gruppo del Carega (2259 m), massima elevazione della zona: fra il Passo delle Tre Croci (o della Lora) e il passo di Campogrosso
- il Gruppo del Sengio Alto: fra il passo di Campogrosso e il Pian delle Fugazze con il noto torrione del Baffelan, l'icona di tutti gli alpinisti vicentini, ed il caratteristico monte Cornetto. E' la cerniera tra Pasubio e Carega.
I rifugi alpini nelle Piccole Dolomiti
Proprio sotto Cima carega, troviamo il rifugio M. Fraccaroli, uno dei molti classici e accoglienti rifugi alpini, non è raggiunto da alcuna strada, ma solo da sentieri, ma permette soste rilassanti e rigeneranti con i molti servizi e con l'ottimo minestrone!
Tra i vari rifugi troviamo:
- Rifugio Toni Giuriolo (1457 m) presso il passo di Campogrosso
- Rifugio Piccole Dolomiti (1135 m) presso la località Guardia
- Rifugio Scalorbi (1767 m) presso il passo Pelagatta
- Rifugio Mario Fraccaroli (2230) presso Cima Carega
- Rifugio Cesare Battisti (1265 m) presso la località Gazza
- Rifugio Bepi Bertagnoli (1250 m) presso la località Piatta
- Rifugio Monte Falcone (1606 m) presso la Sella del Campetto
L'escursionismo e l'arrampicata nelle Piccole Dolomiti
Il Monte Pasubio e la Grande Guerra
L'escursionismo di qualsiasi livello e il trekking sono molto praticati, dal momento che le Piccole Dolomiti offrono una grande varietà di itinerari e di ogni tipo di difficoltà: ciò è dovuto al fatto che durante la Prima Guerra Mondiale furono fortificate dall'esercito italiano: questo fatto permise di ampliare la preesistente rete di sentieri che le solcano, ne è un esempio la Strada delle 52 Gallerie, opera straordinaria di ingegneria militare che conduce dalla Bocchetta Campiglia alle Porte del Pasubio.
Il Pasubio è invece il massiccio più conosciuto delle Piccole Dolomiti Vicentine, anche da chi non è del posto, perché, oltre alle caratteristiche alpinistiche comuni ai grandi monti, essendo stato teatro di cruenti scontri durante la Prima Guerra Mondiale, offre all'escursionista la possibilità di venire a contatto con la realtà di una guerra di trincea che ha lasciato segni indelebili sulla montagna, che ancora oggi si possono osservare.
Sono presenti numerose trincee, scavi e resti di baraccamenti. Il Dente Italiano è una delle zone più suggestive del Pasubio perché nel 1917, in quella che poi è stata chiamata la guerra di mine, fu fatto saltare con un enorme quantitativo di esplosivo dalgi austriaci (propio mentre gli italiani stavano facendo la stessa cosa sotto il Dente Austriaco) e oggi si presenta come un enorme ammasso di detriti. Per quanto riguarda la guerra e non solo, uno degli itinerari più caratteristici è il Sentiero delle 52 Gallerie del Pasubio!
Le Guglie tipiche delle Piccole Dolomiti
Un confronto con le sorelle maggiori, le Dolomiti: l'altitudine raggiunta è sicuramente inferiore, ma questo nulla toglie al fascino delle guglie delle Piccole Dolomiti.
Alcune di spettacolare importanza sono le guglie del Fumante.
La Guglia GEI è la seconda delle guglie che caratterizzano la superba facciata nord del Fumante: elegante e dolce come una madre che vigila sulla più minuta e vicina guglia del Milite, la Guglia GEI, raggiunge i 1.765 m. di quota ed è stata probabilmente la prima ad essere risalita, separata da un canale, che termina in forcella su strapiombo ad est, dalla sorella Guglia Negrin.
Chi le conosce, le riconosce ovunque, ma chi non le conosce bene, potrebbe accomunarle senza troppi problemi. Anzi, una gita ad altitudine moderata potrebbe invitare l'alpinista meno esperto ad un allenamento serio ma alla portata di tutti in vista di traguardi più importanti!
Recoaro, come paesaggio, è una delle mie più belle esperienze (Nietzsche)
Le strutture delle Fonti Centrali, le cure con le acque termali (balneoterapia, fangoterapia, terapia inalatoria, aerosolterapia), le cure inalatorie, i trattamenti fisioterapici, i massaggi, i fanghi, e molto altro per un totale benessere...
Famose in tutto il mondo per l'efficacia dei trattamenti, per la bellezza paesaggistica in cui sono inserite e per l'alta qualità dei servizi, sono diventate negli ultimi anni la punta di diamante delle cure termali. Caratteristica straordinaria delle Terme di Recoaro sono le nove fonti differenti che forniscono acque minerali, oligominerali e medio minerali che, a seconda dei sali minerali che contengono e della loro densità possono essere definite bicarbonato, alcaline, magnesiache o sulfuree.
Le acque sono caratterizzate da una scarsa quantità di sodio e curano una molteplicità di malattie.
Tutte le terapie termali vengono effettuate sotto stretta sorveglianza medica, con visita preliminare obbligatoria. Trattamenti naturali per il recupero dell'equilibrio psico-fisico, terapie estetiche personalizzate e fisioterapiche hanno reso le Terme di Recoaro non più un luogo esclusivamente dedicato alla salute, ma anche un paradiso per gli amanti del relax, del benessere e della bellezza.
Le Sorgenti delle acque termali e oligominerali a Recoaro Terme
Recoaro Terme deve la sua fama allo straordinario e unico patrimonio idrologico.
Ben 9 le fonti esistenti:
5 sono situate nello stabilimento delle Fonti Centrali
4 si trovano in località dislocate all'interno del territorio comunale
Benessere, salute e termalismo alle Fonti Centrali di Recoaro Terme
Le cure ed il benessere che ne deriva coinvolgono tutti gli aspetti dell'essere: fisico, emotivo, mentale, sociale e spirituale.
Per informazioni:
Terme di Recoaro Spa - Tel. 0445/75006 -75016
IAT Recoaro Terme - Tel. 0445/75070
Link al sito ufficiale www.termedirecoaro.it